Author: adminLuca

Parigi – i migliori negozi vintage

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Prima di tutto, i francesi hanno un nome personalizzato per tutto: sentirete chiamare il negozio dell’usato “fripe” o “friperie”, e possono essere scovati in tutti i quartieri. Noi abbiamo scelto i migliori e i più curiosi, per tornare a casa con una valigia piena di articoli chic e d’altri tempi.

Kilo Shop Marais (69-71 rue de la Verrerie 75004). Tre etti di jeans e un mezzo chilo di magliette a fiori. Riempite i sacchetti, fate pesare il tutto, et voilà, il prezzo va a peso. Ci sono oggetti, abiti e pantaloni per tutti i gusti, fate solamente attenzione alle etichette, perché alcuni pezzi hanno prezzi fissi e non rientrano nel “peso”.

Mam’zelle Swing (35 bis Rue du Roi de Sicile, 75004) Passeggiando per Marais, è realmente impossibile non notare questa piccola boutique dalla vetrina che splende delle tinte matte di un rossetto anni ’20. Qui dentro potrete trovare moda e vestiti che vanno proprio dal periodo degli anni ruggenti agli anni ’60: abitini bon ton e dettagli chic. Una vera meraviglia per gli occhi (un po’ meno per il portafoglio) per gli appassionati del genere.

L’Objet qui Parle (86 Rue des Martyrs, 75018) Chi ha detto che lo shopping vintage dev’essere solo di abbigliamento? In questo incredibile negozio, che trovate tra le vie di una sempre affascinante Montmartre, dovete armarvi di pazienza e tempo, perché è il classico posto in cui scoprire delle vere gemme, scavando tra montagne di pezzi brutti, cianfrusaglie e pezzi inutili. Ma proprio dentro quella zuccheriera orribile, può nascondersi uno specchio consumato, ma che ha riflesso lo sguardo intenso di una giovane Brigitte Bardot.

Ragtime (23 Rue de l’Échaudé – 75006 ) Non fatevi ingannare dall’aspetto un po’ trasandato della vetrina, dietro quella porta, in St. Germain des Près, c’è davvero un tesoro. La padrona di casa è Françoise Auguet, è una vera collezionista (ed esperta) di pezzi d’arte… in stoffa. Qui potrete provare pezzi d’alta moda o avvolgervi in un foulard di pura seta, lasciandovi coccolare dal racconto che si porta dietro. Un tailleur di Christian Dior non ha sicuramente il prezzo di una maglietta di in mercatino, ma sarà sicuramente il pezzo più memorabile di tutto il vostro armadio.

Mad Vintage (diversi punti vendita, i migliori sono quelli che trovate al 66 Rue Saint-Denis, e quello di 139 rue Saint-Martin). Niente abitini al ginocchio, se per voi vintage significa aggredire i coloratissimi anni ’80 e osare con pellicciotti sintetici e microshort luccicanti, in questo enorme magazzino potete davvero trovare quello che fa per voi. I prezzi sono bassi (la maggior parte dei capi si aggira intorno ai 15 €). Se non avete problemi ad indossare scarpe da ginnastica usate, qui le All star dai disegni retrò non mancano. Magari potrete abbinarli con un paio di jeans skinny, anche se ormai sono tornati così di moda da essere più moderni che vintage!

Parigi – i migliori macarons della città?

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Quindi, se volete provare l’ebrezza di provare tutti i migliori dolcetti di Parigi, vi portiamo alla scoperta delle pasticcerie che hanno fatto di questa passione, arte.

Pierre Hermé (diversi punti vendita, il principale  18 rue Sainte-Croix-de-la-Bretonnerie).
Parlare di questi dolcetti e non citare lui è praticamente un’eresia. Erede di una stirpe di pasticceri di alto livello, si dice essere stato lui a portare i macarons al successo planetario e si è guadagnato il soprannome di  “Picasso of pastry”. I gusti sono ovviamente i più stravaganti, da miso bianco e limone a lucuma (un curioso frutto del Perù) e zenzero candito. Ovviamente i prezzi sono da boutique, ma ne vale assolutamente la pena.

Ladurèe (sette punti vendita in tutta Parigi, il principale è 14 rue de Castiglione).
La ricetta non è mai cambiata nel tempo (da metà del XX secolo), ma i gusti possono davvero stupirvi, soprattutto ultimamente, da quando l’ex chef stellata Claire Heitzler è diventata il direttore creativo internazionale di Ladurèe, e quindi la stagionalità e la qualità degli ingredienti sono diventate il cuore dei loro prodotti. E’ interessante scoprire che Ladurèe ha filiali ovunque, e che tutti i loro macarons vengono prodotti in Svizzera, “ibernati”(nel momento del raffreddamento dopo la cottura in forno) e risvegliati dal pasticcere di destinazione. Tranne quelli francesi e parigini: quelli vengono prodotti in un laboratorio appena fuori dalla città. Quindi è decisamente meglio provarli mentre siete nella capitale.

Sadaharu Aoki (diversi punti vendita, il principale è boutique Port-Royal 56 boulevard de Port-Royal).
Se i classici gusti fruttati e floreali vi annoiano e amate un tocco d’oriente, sicuramente questo è il posto più interessante. Nella sua pasticceria, il celebre chef è estremamente giapponese: alterna i gusti più classici e seri cucinati con una perfezione maniacale, alla creatività assoluta di macarons al gusto umeboshi (la prugna salata giapponese) o wasabi-horeseradish (il rafano). Potrete trovare le sue creazioni anche ad eventi o sfilate di moda, dove ovviamente, è richiestissimo.

Carette (4 Place du Trocadéro 75016).
A due passe dalla Tour Eiffel, questa antica pasticceria, aperta nel 1927 da Jean e Madeleine Carette, ha uno stile classico e meno sofisticato degli altri. I gusti sono quelli della tradizione, con qualche slancio curioso (come la violetta), ma senza uscire troppo dai canoni. Il servizio è accogliente e informale, e i prezzi sono leggermente più bassi del solito (anche sulle confezioni multiple). Tutta la loro carte sucré è incredibilmente gustosa, ma la Délice aux framboise – un grandissimo macaron alla vaniglia riempito con crème brûlée, pistacchi e lamponi freschi – è veramente imperdibile.

Parigi – 5 cose da fare gratis

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  1. Musei gratis la prima domenica del mese. Se dovete pianificare un viaggio, fatelo in modo da includere il primo weekend, e possibilmente da ottobre a marzo, in modo da includere nella promozione anche il Museo del Louvre (che ha un costo regolare di 15 € a persona). Gli altri musei che partecipano all’iniziativa sono il Centre Pompidou, Museo Nazionale Eugene Delacroix, Il Musée D’Orsay, Il Musée de L’Orangerie e il Museo Picasso, oltre a tantissimi altri musei minori. Inoltre per i minori di 26 anni, presentando un documento di identità valido, l’ingresso è sempre gratis.
  2. Parchi e… cimiteri. Tutti i parchi cittadini sono ovviamente gratuiti e ovviamente bellissimi (non perdetevi Parc Monceau e i Jardins du Luxembourg, due vere gemme amate soprattutto dai parigini), ma perché non fare un tour tra le tombe più famose? I cimiteri qui hanno un alto valore storico e spesso sono vere e proprie mete di pellegrinaggio. Il più celebre è sicuramente quello di Père Lachaise, in cui i nomi più famosi restano sempre quelli di Jim Morrison (non farete fatica a trovare la tomba, è l’unica recintata), Charles Baudelaire, Frédéric Chopin e Oscar Wilde. Fate tappa anche al Cimitero di Montmartre.
  3. Parigi dall’alto. Il fascino di vedere la città da una vista privilegiata è senza dubbio una delle cose imperdibili da mettere in elenco. Quali sono i posti migliori?
    Senza dubbio la collina di Montmartre (un quartiere suggestivo e una chiesa imponente dominano tutta la Ville Lumière), Il quartiere Belleville in cui godersi la vista sulla Tour Eiffel e ovviamente i piani alti dei Grandi Magazzini Printemps.
  4. Scoprire la città in bicicletta. Il sistema di bike sharing chiamato Velib vi porterà a spasso per la città o ad un prezzo davvero bassissimo (circa 8 € al giorno) o… gratis! Iscriversi al servizio è un pochino complicato – bisogna iscriversi online e completare tutto il procedimento – ma la prima mezz’ora è gratuita. Quindi potete riconsegnare la bicicletta entro mezz’ora e semplicemente prenderne un’altra. Ma costa così poco che forse la maggior parte delle persone evita la scocciatura.
  5. Aggregarsi ad un tour gratuito della città. Ce ne sono di tutti i tipi: notturni, in quartieri storici, quelli dedicati alla street art o ai set cinematografici e sono totalmente gratuiti. Basta cercare online “free tour Paris” e si aprirà un mondo. Scoprire la città con una guida esperta è sicuramente il modo più curioso e approfondito che vi farà innamorare ancora di più della città dalle mille luci.

Parigi – culture diverse in un’unica città

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Queste serate, ovviamente poco pubblicizzate, offrono la possibilità di godersi un cena guardando al Jardin les Tuileries, ovviamente con menu svedese.

Se dal freddo nord volete spostarvi verso atmosfere egiziane in sole sei fermate di Metro di arriva al Passage du Caire (2, place du Caire – 16, rue du Caire – 239, rue Saint-Denis) , il più antico passaggio coperto di tutta la città. Oggi ospita negozi poco interessanti, ma merita una tappa per la facciata che sbocca su Place Du Caire, la cui facciata al numero 2 è decorata con geroglifici e da tre effigi della dela Hator, dea della femminilità per eccellenza.

Questo luogo è pieno di misteri e curiosità: è stato creato nell’area in cui c’era il convento delle Filles – Dieu e pare che la pavimentazione sia stata fatta proprio con le pietre tombali delle monache. Curioso che poi negli anni sia diventato una “corte dei miracoli”, dove truffatori e ladruncoli si ritrovavano per pianificare le proprie giornate, e poi ritrovarsi la sera col malloppo.

Restando sempre nel cuore della capitale, una tappa curiosa e romantica è senza dubbio la Biblioteca Polacca (6 quai d’Orléans, 75004 sull’Île Saint-Louis, la più piccola delle isole naturali della Senna) che dal 1853 ospita in un sobrio edificio la più grande istituzione che rappresenta la Polonia all’estero.

Creata nel 1832 dagli immigrati fuggiti dal paese dopo la pesantissima occupazione russa, oggi possiede oltre 200.000 libri e opere, alcuni anche estremamente rari.

All’interno del palazzo si trovano anche altri tre musei, dedicati ai più famosi esponenti artistici polacchi: Adam Mickiewicz poeta simbolo dell’unità nazionale, Bolesław Biegas pittore surrealista e simbolista, e ovviamente Fryderyk Franciszek Chopin, anche noto con il nome francesizzato di Frédéric François Chopin. 

Se ci spostiamo nell’estremo oriente, uno dei luoghi più affascinanti è senza dubbio il Cinema La Pagode (52, Rue de Babylone, purtroppo definitivamente chiuso ma visitabile all’esterno). A fine ‘800 il Giappone era di grande moda in città, quindi il proprietario del grande magazzino Le Bon Marché decise di regalare alla moglie un’autentica pagoda giapponese. Resta memorabile l’inaugurazione con l’Orchestra del Teatro di Parigi. Ma questo non basta e la moglie lo lascia, e lui vende la sua splendida pagoda. Si interessa all’edifico l’Ambasciata cinese, ma si accorge alla svelta che all’interno gli affreschi narrano delle dominazioni giapponesi contro la Cina. Nel 1931 viene trasformata in un meraviglioso cinema, con una deliziosa sala da the in un giardino interno. Purtroppo, tutto chiuso a fine 2015.

Parigi – le location dei film più famosi

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Midnight In Paris (2011)

Forse la location più ricercata è il Restaurant Polidor (41, rue Monsieur Le Prince, metro: Odéon), che non è una lavanderia a gettoni, ma esiste ancora e serve tutti i giorni cucina francese dal 1845. E’ il luogo in cui Gil, il protagonista, convince Hemingway a dare un’occhiata al suo romanzo. Papa pare che frequentasse spesso questo locale in compagnia di scrittori del calibro di Paul Verlaine e James Joyce.

Il Codice da Vinci (2010)

Dopo il successo planetario del libro di Dan Brown, nella capitale francese si è creato  proprio un vero e proprio fenomeno di massa, a caccia degli indizi narrati nel libro e ripresi poi da un impeccabile Tom Hanks (Robert Langdon) nel film di Ron Howard.  La tappa più curiosa è sicuramente quella all’interno della Chiesa di Saint-Sulpice (2 Rue Palatine, 75006 Paris), indicata come luogo di passaggio della Linea della Rosa, primo meridiano del mondo.

La curiosità attorno a questa colonna con una linea d’ottone in mezzo è stata tale da costringere i reggenti della chiesa ad esporre un cartello in cui spiegavano la reale funzione scientifica-astronomica e che le lettere «P» e  «S» nelle piccole finestre si riferiscono a Pietro e Sulpice, i santi patroni della chiesa, non all’immaginario «Priorato di Sion».

Il favoloso mondo di Amélie (2001)

Si può citare Parigi e non citare la deliziosa e curiosa Amélie Poulain? La sua vita scorre semplice a Montmartre, tra il Café des Deux Moulins (15 Rue Lepic, angolo con rue Cauchois) in cui lavora, il negozio di frutta e verdura Au Marche de La Butte dove il signor Collignon maltratta il povero Lucien (56, Rue des Trois Frères) e la vita di quartiere lungo Rue Lepic.

Se volete rivivere la sua avventura a caccia di Nino, la tappa obbligata è alla stazione della metro La  Motte-Picquet-Grenelle, dove l’amore senza nome di Amélie appendeva i poster con scritto “Dove e quando?”. Ma è alla Gare de l’Est, invece, che viene risolto il mistero dell’uomo che lascia le fototessere in metropolitana: la cabina fotografica si trova in una sala all’interno, chiamata Salle des pas perdus.

The Dreamers (2003)

Controverso e impregnato di citazioni, il fim di Bertolucci usa Parigi come quarta protagonista, vitale e pulsante sullo sfondo. Ambientato durante i movimenti studenteschi della primavera del 1968, porta ai giorni nostri location intatte e bellissime. La Cinematheque Francaise dove studia il giovane americano Matthew (Michael Pitt) e in cui incontra per la prima volta i suoi nuovi stravaganti amici Théo (Louis Garrel) e Isabelle (Eva Green) è il Palais de Chaillot, opera dell’architetto Frank Gehry, che si vede anche sullo sfondo mentre nelle prime scene, passeggia per la città.

Memorabile la scena in cui  tentano di battere il record di corsa attraverso il Louvre – con esplicita citazione al film del 1964 Bande à part – abbassandolo di bel 17 secondi. Ovviamente girata dentro il più famoso museo parigino.

Di sfuggita si coglie anche dove vivono durante il loro intenso mese di convivenza: l’ingresso, riconoscibilissimo si trova in Place de Rio De Janeiro.

Parigi – alla scoperta di Batignolle

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Fu Manet che scelse questo posto, in quanto si trovava accanto al negozio di articoli per pittori Hennequin dove l’artista acquistava il materiale per i sui dipinti.

Il fascino storico gli è rimasto addosso, ma nonostante le sue ricche dimore storiche e vie pedonali, è molto chic e mai pretenzioso. E’ ricco di chioschi e negozietti, gastronomie tradizionali e piccoli atelier e parchi, ma viene inquadrato come il quartiere più “bobo” di tutta Parigi.

Cosa significa? La parola deriva dalla contrazione di Bourgeois-Bohème e ha quella connotazione un po’ altezzosa dei radical chic, ma è proprio qui che si trovano i posti con più stile e più curiosi.

Partite da Parc Monceau, forse uno dei parchi più eleganti di tutta la città: i suoi salici piangenti e i colori che si mischiano nel riflesso dell’acqua vi ricorderanno sicuramente i dipinti di Monet. Perchè proprio qui lui prendeva ispirazione per le sue operte.

Se capitate in zona di sabato, potrete approfittare del fornitissimo mercato biologico di Batignolle (96 bis rue Lemercier 75017, Paris Métro 13 Brochant) per fare rifornimento di croissant, frutta di stagione e le deliziose marmellate bio da accompagnare alla classica baguette. Una ” déjeuner sur l’herbe” è sicuramente il modo migliore per godersi una giornata nel parco.

Una piacevole passeggiata vi porterà alla scoperta degli angoli più interessanti: c’è una vietta davvero speciale. Il passage Geoffroy-Didelot, creato nel 1843, è una stradina colorata, che conserva l’aria di un villaggio fuori dal tempo, in cui scoprire con un sorriso, come i pittori dell’Atellier du Passage si siano divertiti a dipingere i volti dei negozianti o degli storici abitanti del luogo.

Poco lontano, appena usciti dal passage, potrete dare un’occhiata al celebre Hébertot, un tempo conosciuto come “Théâtre des Arts”, un’affascinante angolo d’arte e cultura che è ancora in fervente attività, dal 1830.

Amate lo shopping? Appuntatevi La rue des Dames, la rue Legendre, la rue de Levis, la place du Docteur Félix Lobligeois e la piazza de Batignolles: negozietti dall’aria hipster e ricercata si alternano con ristoranti e caffè dall’aria informale e ristoranti con cucine di tutto il mondo.

Se volete una cucina d’alto livello a prezzi ragionevoli, provate La Fabrique de Bouchons (17 Rue Brochant, 75017 Paris), un ristorantino creato in una vecchia fabbrica di tappi. Cucina stagionale, creativa e, ovviamente, buonissima.

Arte a New York

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New York ha un culto della bellezza diffuso e ha sempre sgomitato per attirare l’attenzione su di sè, riuscendoci, oltretutto, benissimo.

Ovviamente non si può visitare la Big Apple e perdere i musei più importanti, ma oltre ai grandi classici che devono essere i primi nella lista delle cose da fare, gli imperdibili  che vi consigliamo sono sicuramente due: il The New Museum e il Museum of the Moving Image.

Il The New Museum (235 Bowery, New York, NY) renderà felici gli appassionati di Architettura e di arte contemporanea: installazioni e creazioni inserite in un palazzo costruito in un bilico apparente, come scatole appoggiate in maniera maldestra.

Il Museum of the Moving Image (6-01 35th Ave, Queens, NY) si trova al di là del fiume Hudson, ad Astoria, ed è un museo dedicato interamente a video, cinema e animazione. Interattivo, interessante e coinvolgente.

Il museo perfetto per chi non è interessato all’arte si trova però a Tribeca: il Mmuseumm (4 Cortlandt Alley, New York, NY) grande solo 3 metri quadrati e ha un accesso limitato di tre persone alla volta. In questo minuscola esposizione allestita dentro un montacarichi, installazioni e pezzi stravaganti sono la regola.

Volete scoprire la città senza muovervi da casa? Potete farlo con le straordinarie riconoscibili immagini dell’italiano Emiliano Ponzi, che ha raccontato New York sulle più grandi testate giornalistiche mondiali: ne ha colto l’anima, e l’ha tradotta in illustrazioni brillanti.

 

Williamsburg

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Il neighborhood che fa da sfondo al celebre telefilm “Two Broke girls”, ha una predominante anima artistica, che esplode nel weekend nell’Artists & Fleas Market (allestito in un vecchio magazzino nella parte nord della 6th street), luogo di ritrovo per collezionisti di oggetti vintage, artisti e curiosi del genere. Sabato e domenica è aperto tutto il giorno, per viaggiatori e local.

Fanatici della musica Indie? Il Rough Trade NYC (64 N 9th St, Brooklyn)  offre una meravigliosa selezione di cd, vinili, gadget e libri in un ambiente industriale dal fascino unico. Ha un piccolo bar al suo interno e ha una zona concerti. Al primo piano la sezione libri vi farà innamorare ancora di più di questo posto, che visto dall’alto è ancora più irresistibile.

Volete vivere una vera esperienza hipster? Fatevi coccolare da The Stepping Razor Barbershop (952 Flushing Ave), che dal 2010 si presenta come “servizio da barbiere tradizionali per gentlemen e fuorilegge” (“traditional barbering service for the gentleman and the outlaw.”), metre le donne fanno shopping da Mother of Junk (o semplicemente “Junk”, 567 Driggs Avenue, Brooklyn), il paradiso del vintage a basso costo.

Dopo aver camminato a lungo è il momento di godersi un po’ di dolcezza. Dimenticate i donuts industriali delle catene, e immergetevi nelle meraviglie dei piccoli shop, che a Williamsburg sanno dare il meglio. Moe’s Doughs Donut Shop (126 Nassau Ave, Brooklyn) offre Cannoli donuts (con crema di ricotta fresca), Maple – il celebre sciroppo d’acero – e bacon (sembra un azzardo, ma sono buonissimi) e classici red velvet. Il famoso Peter Pan Donut & Pastry Shop (727 Manhattan Ave. Brooklyn)  è rinomato per i  red velvet donuts e per i suoi sandwich di gelato tra i donuts. Solo se avete già bruciato abbastanza calorie e avete davvero bisogno di fare il pieno di energia e zuccheri!

Brunch a New York

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Sicuramente dovete essere amanti di uova, perché il più classico dei piatti del brunch newyorkese sono le eggs benedict. La versione tradizionale è composta da un english muffin tagliato a metà, con bacon, uovo in camicia e salsa hollandaise. La versione alla Florentine aggiunge gli spinaci al posto del bacon. La ricetta pare essere nata dalla mente annebbiata dall’alcol di un cliente del Waldorf Astoria, nel tentativo di smaltire la sbornia.

Così sapete cosa ordinare, e avrete anche una storia da raccontare durante un delizioso brunch nei posti che abbiamo scelto.

Brasserie 8 1/2 (Solow Building, 9 West 57th St., New York): sarà per il bicchiere di Mimosa riempito all’infinito, i mignon di pasticceria o il buffet allestito con stile in una location affascinante, ma in questo locale il sabato mattina è retrò.

Cafè Mogador (ovviamente nell’East Village, 101 St Marks Place New York): l’aria parigina per un brunch speziato e diverse tipe di uova alla benedict accompagnano un interessante menu dal profumo di cardamomo.

Champs Diner (197 Meserole Street): abbondante opzione vegan, con tutto il comfort food americano: dai pancake al cheeseburger, ma mai banali, la creatività qui è l’ingrediente aggiuntivo. Abbondano le scelte golose, come il milk shake al Blueberry Pie: gelato, torta, mirtilli e panna… Decisamente non leggero.

Tutto quello che desiderate però è un avocado on toast che vi faccia risvegliare tutti e cinque i sensi?

Le due menzioni speciali vanno a Banter (169 Sullivan Street) e il suo toast con formaggio di capra, fettine di pomodoro e semi di zucca e ovviamente Dudley’s (85 Orchard Street) con il suo toast… con egg benedict sopra, a condire un panino già incredibilmente buono e ricco.

New York – Architettura e futuro a Manhattan

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Ci sono palazzi recenti che sono già entrati nel profilo cittadino: la Bank of America Tower in Bryant Park per esempio, è stata completata solo nel 2009: vetro e acciaio per un palazzo costruito seguendo i principi della bio-architettura (sfruttamento massimo della luce naturale e un giardino nel Cafè interno), che decora un pezzo di Midtown poco lontano dal celebre Empire State Building.

Se cercate le stranezze, qui c’è un ottimo indirizzo. Un prisma che diventa un palazzo dalla struttura unica: l’Hearst Building (300 West 57th Street, vicino al Columbus Circle), è stato progettato dall’inglese Norman Foster per dare voce alla follia e alla storia di New York. In pratica, è un palazzo sopra un palazzo: la struttura alla base venne completata nel 1928, ma i lavori si fermarono per la crisi del ’29, e rimase così un imponente ma “basso” palazzotto, che oggi invece è la base di una curiosa sfida architettonica, vinta egregiamente nel 2006.

Tra le strutture futuristiche, poteva non esserci lo zampino di Santiago Calatrava? Nel 2016 – dopo 12 anni e 4 miliardi di dollari – è stato inaugurato il  World Trade Center Transportation Hub, conosciuto come Oculus.

Costruito sui resti di un centro commerciale distrutto dagli attentati dell’11 settembre ed è già diventato il terzo centro di snodo dei trasporti cittadini, il principale di Lower Manhattan. Due enormi ali d’acciaio dipinto di bianco alte circa 50 metri svettano verso il cielo e sovrastano una cupola di vetro che illumina il bianco pavimento di marmo.

Collega 11 linee della metropolitana, i treni Path e l’Hudson Ferry Terminal, ma è anche il punto di accesso principale per raggiungere il World Trade Center, il 9/11 Memorial ed il Brookfield Place. Una tappa da non perdere.